29/07/2013: Alle Hawaii i pesci mangiano plastica: i rischi per l’uomo
Nelle isole Hawaii il 19% dei pesci catturati presenta residui plastici nell’organismo. Risalendo la catena alimentare potrebbe danneggiare anche l’uomo
Uno se le immagina come isole ricolme di frutti e
fiori, oasi di natura incontaminata, sfiorate appena dal progresso.
Nulla di tutto ciò: alle Hawaii i pesci mangiano plastica e tali quantitativi plastici ingeriti dai predatori, sarebbero in grado di mettere a rischio la salute dell’uomo.
Un’equipe di ricerca ha analizzato il contenuto
dello stomaco di 600 pesci catturati nel corso degli ultimi sei anni,
scoprendo come in sette specie di predatori su dieci
siano presenti residui plastici. Non tutti, però, sono colpiti dal
”fenomeno” allo stesso modo: i ricercatori hanno infatti trovato
plastica nel 19% dei pesci catturati. La specie con la maggiore quantità
presente nello stomaco è l’Opah, conosciuto anche come Pesce Luna, mentre altre specie quantitativamente più numerose, sono risultate meno esposte, su tutte i tonni.
Gli effetti dell’ingestione di plastica sulla salute
di questi pesci predatori e sugli esseri umani che se ne nutrono
restano ancora incerti, ma i risultati dello studio non lasciano dubbi
sulla gravità del fenomeno:
I pesci lungo tutta la catena alimentare ingeriscono nel corso della loro vita una qualche forma di inquinamento da plastica,
rilevano i ricercatori americani.
Il problema non è limitato all’oceano Pacifico. In un recente rapporto dell’agenzia federale dell’Ambiente tedesca e della Commissione Ue,
è stato reso noto come tre quarti della spazzatura che si trova in mare
sia plastica, tra cui soprattutto teli, buste e cassette per il pesce
di polistirolo. Ovviamente dal fenomeno non si salva neanche il Mediterraneo in cui, come riporta lo stesso studio, la quota di rifiuti di plastica presenti supererebbe l’80%.
Qualche anno fa Legambiente aveva addirittura lanciato l’allarme per l’insorgenza, al largo dell’Isola d’Elba, di una vera e propria isola di rifiuti di plastica simile – anche se di superficie inferiore - al più noto Pacific Trash Vortex oceanico.
Una volta entrata nella catena alimentare, la plastica arriva anche
sulle nostre tavole. Una ricerca dell’Università di Siena ha fatto
notare che micro particelle di plastica - con uno spessore di meno 5
millimetri, derivate dalla degradazione di rifiuti plastici -
interferiscono con le capacità riproduttive delle balenottere. Che sono
mammiferi, proprio come l’uomo. Il problema - al quale è dedicato un lungo capitolo del documentario Trashed – non può più essere relegato a livello locale: è, a tutti gli effetti, un’emergenza globale.
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