"Con i governi del Nord del mondo concentrati sui problemi della finanza, la crisi ecologica è passata in second’ordine"
Il 28 novembre si è aperta a Durban
(Sudafrica) la 17 Conferenza (COP 17) per rispondere alla sempre più
drammatica crisi ecologica. I rappresentanti di tutti i governi del
mondo dovranno in dieci giorni trovare delle vie per bloccare il
surriscaldamento del Pianeta. Dopo i fallimenti della Conferenza di
Copenhagen (2009) e di Cancun (2010), un’altra sconfitta a Durban
l’umanità non se la può permettere. Con i governi del Nord del mondo
concentrati sui problemi della finanza, la crisi ecologica è passata in
second’ordine.
Purtroppo anche i media (sia stampa che TV)
non hanno acceso i riflettori su questo problema fondamentale,
rivelandosi così profondamente funzionali a questo Sistema
economico-finanziario. Siamo grati al Papa Benedetto XVI perché spesso
ritorna sui temi ecologici. Siamo altresì grati ai vescovi del
Sudafrica che in una lettera inviata recentemente e letta in tutte le
parrocchie, “vedono questo importante evento di Durban come un’occasione
per riflettere”.
I vescovi sudafricani affermano: “Questa crisi climatica globale
pone una grande sfida spirituale a tutti i cristiani, alle altre fedi e
a tutti gli uomini e donne di buona volontà, dato che è la conseguenza
della distruzione della creazione di Dio a cui tutti in vari modi
abbiamo contribuito. Siamo tutti convocati a cambiare mentalità e ad
assumere nuovi stili di vita per ridurre la nostra dipendenza
dall’energia fossile come il carbone e il petrolio”.
"Le ragioni fondamentali del disastro ecologico sono il nostro modello di sviluppo e il nostro stile di vita" La
situazione climatica del Pianeta infatti è grave. La comunità
scientifica teme che, andando avanti così, la temperatura potrebbe
salire di 3-4 gradi centigradi. E i tempi che abbiamo per evitare tale
catastrofe sono brevi. Gli esperti affermano che, per evitare tale disastro,
dobbiamo tagliare l’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050.
Purtroppo i governi sono prigionieri sia dei potentati
economico-finanziari che dei potentati agro-industriali che traggono
enormi profitti da questo Sistema.
La finanza poi è
talmente scaltra che vuole guadagnare anche sulla crisi ecologica, con
la cosiddetta ‘economia verde’. Ne sono espressione il ‘mercato del
carbonio’, il ‘Redd+’ (produzione agro-forestale per bio-carburanti), la
geo-ingegneria, che introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad
inquinare’ e finanziarizzano la crisi ecologica, per poterci speculare.
Dobbiamo invece aiutare tutti i cittadini a capire che le ragioni fondamentali del disastro ecologico sono il nostro modello di sviluppo
e il nostro stile di vita. Se tutti a questo mondo vivessero come
viviamo noi occidentali, avremmo bisogno di quattro pianeti Terra come
risorse e di altrettanti come pattumiere ove buttare i nostri rifiuti.
C’è bisogno di un grande lavoro di informazione e coscientizzazione che porti a una rivoluzione culturale.
È quanto stiamo tentando di fare come Rete per la Giustizia Ambientale
e Sociale (RIGAS). Chiediamo a tutte le realtà che lavorano
sull’ambiente di fare rete come abbiamo fatto per l’acqua. Insieme si
può!
"Oggi lo sappiamo: o si cambia o si muore" E chiediamo a tutti di impegnarsi:
-a livello personale, con uno stile di vita più sobrio;
-a livello locale, con un riciclaggio totale dei rifiuti opponendosi agli inceneritori;
-a livello nazionale, con un bilancio energetico (mai fatto!) che riduca del 30% le emissioni dei gas serra entro il 2020;
-a livello europeo,
sostenendo il Piano della Commissione Europea che prevede una riduzione
per tappe dell’80% delle emissioni dei gas serra entro il 2050;
-a livello globale,
iniziando un Fondo per le nazioni del Sud del mondo per fronteggiare i
cambiamenti climatici; riconoscendo il debito ecologico delle nazioni
del Nord nei confronti del Sud; estendendo il protocollo di Kyoto;
tassando dello 0,05% le transazioni finanziarie; concedendo il diritto
d’asilo per i rifugiati climatici; riconoscendo i diritti della Madre
Terra.
È su queste basi che noi ci mobilitiamo come Rete in
vista di Durban e di Rio+20, la conferenza indetta dall’ONU per il
prossimo giugno. È un momento gravissimo questo, sia per il Pianeta sia
per Homo sapiens. E la colpa è dell’uomo, soprattutto della
nostra generazione! Giustamente il teologo cattolico americano Paul
Collins ha scritto: “La generazione che ha vissuto dalla II guerra
mondiale ad oggi sarà tra le più maledette della storia umana, perché
nessuna altra generazione ha talmente danneggiato e sfruttato la terra
come la nostra”.
Oggi lo sappiamo: o si cambia o si muore. A
noi tocca lavorare dal basso in Rete per portare il nostro paese e il
governo Monti (nel suo discorso al Senato ha menzionato trenta volte la
parola crescita!) a mettere al centro dell’impegno politico il salvarci tutti insieme con il Pianeta Terra.